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La povertà in Italia

Riportiamo una sintesi dei dati di un’indagine Istat, che monitora il tasso di povertà in Italia. Come si nota, i dati sono tutti in peggioramento, in linea con l’attuale condizione economica italiana.

L’indagine Istat differenzia due tipi di povertà: la povertà relativa e la povertà assoluta, due parametri diversi che è bene chiarire.

Soglia di povertà relativa: soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene considerata povera in termini relativi. Per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona nel Paese e nel 2012 è risultata essere di 990,88 € (-2% rispetto al 2011).

Soglia di povertà assoluta: corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire il paniere di beni e servizi, che nel contesto italiano e per una determinata famiglia, è considerato essenziale a uno standard di vita minimamente accettabile (generi alimentari, abitazione e beni durevoli di prima necessità). Varia a seconda del numero di componenti, dell’età dei medesimi e del luogo di abitazione di una famiglia. Es: 3 componenti dai 18 ai 59 anni in un’area metropolitana del Nord (1385,67 €), in un piccolo comune del Sud (997,51 €).

 

Nel 2012, il 12,7% delle famiglie è relativamente povero (per un totale di 3 milioni e 232 mila) e il 6,8% lo è in termini assoluti (1 milione 725 mila). Le persone in povertà relativa sono il 15,8% della popolazione (9 milioni 563 mila), quelle in povertà assoluta l’8% (4 milioni 814 mila).

Tra il 2011 e il 2012 aumenta sia l’incidenza di povertà relativa (dall’11,1% al 12,7%) sia quella di povertà assoluta (dal 5,2% al 6,8%), in tutte e tre le ripartizioni territoriali (Nord, Centro e Sud), con prevalenza nel Mezzogiorno, che registra il 26,2% di povertà relativa, a fronte del 7,1% nel Centro e del 6,2% nel Nord.

L’incidenza di povertà assoluta aumenta tra le famiglie con tre (dal 4,7% al 6,6%), quattro (5,2% al 8,3%) e cinque o più componenti (dal 12,3% al 17,2%); tra le famiglie composte da coppie con tre o più figli, quelle in povertà assoluta passano dal 10,4% al 16,2%; se si tratta di tre figli minori, dal 10,9% si raggiunge il 17,1%.

Aumenti della povertà assoluta vengono registrati anche nelle famiglie di monogenitori (dal 5,8% al 9,1%) e in quelle con membri aggregati (dal 10,4% al 13,3%).

Oltre che tra le famiglie di operai (dal 7,5% al 9,4%) e di lavoratori in proprio (dal 4,2% al 6%), la povertà assoluta aumenta tra gli impiegati e i dirigenti (dall’1,3% al 2,6%) e tra le famiglie dove i redditi da lavoro si associano a redditi da pensione (dal 3,6% al 5,3%).

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